venerdì 28 ottobre 2016

"Come superare le difficoltà?" di Stefano D'Anna

OGNI ORGANISMO SULLA VIA DELLA SUA EVOLUZIONE E' MINACCIATO DA UN ANTAGONISTA CHE E' PROPORZIONALE ALLA FORZA E ALL'AMPIEZZA DEL SUO PROGETTO.
QUESTA MINACCIA E' IL MOTORE DELLA SUA EVOLUZIONE ED E' INDISPENSABILE ALLA SUA CRESCITA.
UN UOMO CHE CRESCE ABBANDONA LE SUE ATTUALI DIFFICOLTA', ORMAI ARMONIZZATE E COMPRESE, E QUINDI NON PIU' ANTAGONISTE MA PARTE DEL SUO SVILUPPO, E VA INCONTRO A PROSSIMO LIVELLO DI DIFFICOLTA'.
QUALSIASI ATTIVITA', PRATICA O FILOSOFICA, TENDE A SVILUPPARE NELL'UOMO LA CAPACITA' DI USARE L'ANTAGONISTA COME UNO SCALINO SU CUI POGGIARE IL PIEDE ED ANDARE OLTRE.
L'ANTAGONISTA LO INCONTRA SOLO CHI HA UNO SCOPO E VUOLE RAGGIUNGERLO. LA CADUTA NON HA ANTAGONISMO, E' LIBERA E QUINDI INDOLORE.





Tutti sono tesi verso qualche meta; tutti, consapevolmente o inconsapevolmente, stanno tentando di perseguire un risultato, tutti vorrebbero raggiungere un obiettivo, hanno un goal, the aim. La qualità di questo aim è un indicatore importante dell'ampiezza dell'essere di un uomo.
Il nostro obiettivo ci misura. Tanto che per un uomo è impossibile avere un obiettivo più grande di sé, un goal che ecceda la capacità del suo essere.
Comunemente, un uomo è individuato, è  contraddistinto da una serie di connotati fisici: sesso, altezza, colore dei capelli o degli occhi, taglia, numero di collo o di calzatura, peso, etc. Ma se dovessimo trovare una reale differenza tra gli uomini essa è nella loro appartenenza a gradini diversi della scala dell’Essere. L'Essere è tutto quello che non è visibile di un uomo. L’Essere è il contenitore della sua invisibilità. Idee, pensieri, emozioni, sensazioni, atteggiamenti e reazioni, desideri, gusti, attrazioni e repulsioni, amori ed odii, il sistema di valori, le cose in cui crede, i pregiudizi, i segreti e tutto ciò che appartiene alle sue speranze, ambizioni, paure, dubbi, incertezze, definisce quello che una persona è.
La scoperta più curiosa ed anche misteriosa, che abbiamo fatto studiando l’Aim, è che esso è direttamente proporzionale all'essere. E’ quindi impossibile per un uomo avere un'aspirazione più grande di sé. Perché l’aspirazione e l’essere sono una sola cosa.
Se un uomo riuscisse a proporsi un obiettivo che è oltre la sua responsabilità interiore; se lo ricordasse costantemente e perseverasse nel suo raggiungimento, questo lo trasformerebbe nella psicologia, porterebbe ad un innalzamento del suo livello d’essere allineandolo al suo scopo e riconducendo così in equilibrio il rapporto tra aim ed essere.

Il nostro scopo indirizza la nostra vita, determina il nostro futuro, decide la qualità delle relazioni, l’altezza del nostro destino ed il potere finanziario che può esserci dato. Il nostro scopo determina anche lo spazio fisico che occupiamo nel mondo, il posto dove viviamo.
Conoscere il proprio scopo, essere consapevoli del proprio Aim, saperlo formulare, mette un uomo in una condizione di preminenza rispetto agli altri. Aver presente il proprio scopo manda al futuro messaggi di entusiasmo e di felicità. E’ parte del “conosci te stesso”. Non basta formulare l’Aim, occorre visualizzarlo, ricordarlo, tenerlo costantemente presente, anche nelle condizioni più avverse. Ricordare lo scopo significa possedere il seme del proprio destino. Distrazioni, pensieri poveri, immaginazioni negative, emozioni spiacevoli, nella psicologia sono le erbacce che rischiano di coprirlo e soffocarlo.

Nel momento stesso in cui ci poniamo un obiettivo, ci fissiamo uno scopo o formuliamo un desiderio, possiamo accorgerci che una forza opposta e contraria si mette in moto per ostacolarne il raggiungimento, qualunque esso sia. La maggior parte dell’umanità, nell’ignoranza di sé, non essendo consapevole del proprio aim, non si rende conto di aver messo in azione una forza ed avverte soltanto l'azione della forza antagonista, della seconda forza. Se provate a chiedere ad un uomo ordinario come va la vita, cosa pensa dell'esistenza, vi racconterà tutti i suoi problemi, delle continue difficoltà ed ostacoli che incontra. A una mente conflittuale l'esistenza appare come un flusso ininterrotto di ostacoli, di problemi e difficoltà, l'intero pianeta è percepito come il campo d'azione di una forza cieca, inspiegabile, che sembra non avere altra finalità che di impedirci il raggiungimento del nostro scopo. In realtà non è così e noi incontriamo solo gli ostacoli che noi stessi abbiamo già creato nella nostra psicologia.



L’antagonista siamo noi. Siamo noi l’ostacolo ad ogni nostro raggiungimento.


La prima forza, può essere immaginata come un invito che spediamo all’antagonista indicandogli dove stiamo andando, una specie di sfila, il lancio di un guanto. Al tempo debito, l’antagonista puntualmente ci verrà incontro, non per ostacolarci, come potrebbe sembrare, ma per permetterci di superarlo e di realizzare il nostro scopo. Oscuramente l'umanità sa che più grande è il sogno, più ampio lo scopo, maggiori sono le difficoltà che ci verranno incontro proprio per permetterne la realizzazione. Come in ogni duello si combatte solo tra pari, e la forza dell’antagonista è grande quanto la posta in palio. Così inconsapevolmente gli uomini accettano il limite, imparano a contenere le loro aspirazioni, imparano a rimpicciolire il sogno, per limitare l'attrito, la forza avversa. Questa visione mantiene la maggior parte dell'umanità al di sotto di un livello di responsabilità, di dignità ed anche di ricchezza materiale.
Nella navigazione a vela la prima forza è la rotta, la direzione che diamo all'imbarcazione. Il vento è una forza che sembra contrastarci ma in realtà alimenta le vele ed è il motore stesso del nostro viaggio. L'arte della navigazione è proprio la capacità di volgere il vento a proprio vantaggio, orientando le vele nel modo più opportuno. Ed ogni disciplina marziale è l’arte di volgere a proprio vantaggio la forza avversaria.
Questa visione dell'antagonista ha in sé la chiave di accesso al mondo della responsabilità e della libertà. Il segreto di questo passaggio attraverso la cruna dell’ago è una rivoluzione degli schemi mentali, un rovesciamento della descrizione ordinaria del mondo.
Mentre per un uomo ordinario l'attitudine nella vita è di evitare le difficoltà con ogni mezzo, un leader sa che le difficoltà annunciano la realizzazione delle proprie aspirazioni e le accoglie come alleati a lungo invocati.

L’AVVERSITA’ E’ PROSPERITA’
L’AVVERSITA’ E’ FORTUNA
L’AVVERSITA’ E‘ GUARIGIONE

Ogni nostra conquista, richiede uno sforzo. Quando Agamennone sogna di conquistare Troia gli viene chiesto di sacrificare la figlia più cara, Ifigenia. E ad Abramo di immolare la cosa più preziosa, il figlio Isacco. Ed in tutte le tradizioni ed in tutte le mitologie, ogni eroe, da Ulisse a Sigfrido, ad Arjuna, per raggiungere la sua meta, affronta prove che richiedono un coraggio e una forza al di sopra di quella degli uomini comuni. Ma per realizzare il nostro Aim che cosa ci è chiesto veramente di sacrificare? Ifigenia, Isacco sono simboli. Per raggiungere il suo scopo ad un uomo è richiesto di sacrificare limiti e mediocrità ed ogni identificazione, esterna ed interna, con emozioni negative, pensieri piccoli che impediscono il suo passaggio e non possono seguirlo lì dove egli ha scelto di andare. E’ straordinario come i miti greci sappiano trasferirci un messaggio così potente ed offrirci le scoperte di una scienza antica quanto l’uomo, infinitamente più avanzata della moderna psicologia. Ciò che impedisce a un uomo di andare oltre sono i suoi attaccamenti; e ciò cui un uomo è più attaccato, anche se è difficile vederlo ed ammetterlo, non sono i figli o i suoi beni, ma le sofferenze ed i limiti.
Gli uomini sono attaccati alle loro sofferenze più che ai loro beni e per questo hanno tanta difficoltà ad abbandonarle. La paura ed il dolore circoscrivono uno spazio ipnotico, delimitano i confini delle nostre possibilità e ci fanno sentire sicuri come tra le pareti massicce di un bunker, metà rifugio, metà prigione....
Togliere ad un uomo che non si è preparato un malanno o una difficoltà, è come dare alla sua vita un’accelerazione cui non è pronto e le cui conseguenze non sono prevedibili. Egli immediatamente li sostituirebbe con un altro malanno o con un’altra difficoltà ripristinando, come una perfetta macchina omeostatica, le condizioni che gli corrispondono…
Se hai un aim c’è un prezzo che ti è richiesto di pagare in anticipo. Pagalo senza esitazioni e con gioia. Quando l’avrai pagato saprai che il prezzo è sempre giusto. Quando ricorderete questo messaggio della vostra Scuola e lo porterete con voi, impresso nella parte più profonda di voi, avrete nelle vostre mani il segreto più importante per conquistare posizioni di responsabilità e di ricchezza. Quando arriveranno eventi minacciosi, burrascosi, apparentemente insostenibili, soltanto pochi sapranno riconoscere dietro le apparenze dell’antagonista, il migliore alleato.
Senza farlo vedere, vi stropiccerete le mani, sapendo che dietro quell’avversità che spaventa tutti gli altri, che li spinge ad abbandonare, a tradire, a fuggire, c'è il grande segreto per andare oltre.

L'ANTAGONISTA NON E' MAI SUPERIORE ALLE NOSTRE FORZE.

Non possiamo essere avversati da nulla che sia più grande di noi, che non sia nelle nostre capacità di contenere, di sopportare, di superare e trasformare.
Senza la comprensione di questo, la maggior parte degli uomini si ferma molto prima di questa soglia e si rifiuta di pagare il prezzo del prossimo passaggio evolutivo. Il pagamento è inevitabile e tutti fanno sforzi e tutti pagano. La differenza è l'intenzionalità. Gli sforzi che siamo obbligati a fare, ai quali non possiamo sottrarci, è come se non contassero. Valgono solo gli sforzi consapevoli, i sacrifici intenzionali volti al raggiungimento di un aim, liberamente scelto.

L’AVVERSITA’ E’ LA STRADA PER IMPARARARE AD AMARE
L’AVVERSITA’ E’ LA STRADA PER IMPARARE A VIVERE
L’AVVERSITA’ E’ LA CHIAVE CHE APRE LA PORTA A EVENTI DI ORDINE SUPERIORE



SE DESIDERI APPROFONDIRE LA CONOSCENZA DI QUESTA FILOSOFIA IL PROSSIMO APPUNTAMENTO CON LA SCHOOL FOR DREAMERS SARA' A MILANO SABATO 26 E DOMENICA 27 NOVEMBRE

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venerdì 21 ottobre 2016

"Sognare il proprio lavoro" di Stefano D'Anna

“Il lavoro si sublimerà fino un giorno a sparire dalle attività umane…
Un giorno, quando avremo bilanciato la nostra psicologia, capiremo che il lavoro è stato per l’umanità una forma di autopunizione, l’effetto di una vulnerabilità. Il lavoro di un uomo, il grado di faticosità, di penosità, di maggiore o minore povertà, la qualità del suo ruolo, misura esattamente la sua divisione interna, è direttamente proporzionale alla distanza che quell’uomo ha da se stesso. Il lavoro è il riflesso di una psicologia differita dal “qui ed ora”, da un tempo verticale; la dipendenza è l’immagine speculare di una mente preoccupata, impaurita, che ancora vive nel senso di colpa, nel dubbio, nell’insicurezza, nel dolore. Il lavoro dipendente è il riflesso di una coscienza di vittimismo... La dipendenza è paura… è assenza di amore….
Tra i pezzi in esibizione alla mostra “Atroci Strumenti di Tortura”, in corso qui a Milano, andrebbe inserita la scrivania, simbolo e strumento di una condizione di schiavitù che non è mai stata abolita, ma che ha solo cambiato pelle.  
Il grado di paura, la distanza che un uomo ha da se stesso, o ignoranza di sé, il suo grado di differimento dal “qui ed ora”, determina la qualità del suo ruolo lavorativo e decide il girone infernale cui deve appartenere. Più questo differimento si riduce, più il lavoro si sublima, fino a diventare “sogno”. Il Lavoro è la negazione, la degradazione del “sogno”. Il lavoro è il “sogno” visto di spalle. Il lavoro è la maschera che noi indossiamo per nascondere il nostro senso di annientamento, il nostro senso di insignificanza… per nascondere la nostra caduta dal paradiso…
In tutte le culture ed in tutti i tempi, il lavoro è stato connotato da fatica ed è sinonimo di costrizione, sforzo, dolore… L’Ecclesiaste indica il lavoro tra le sette malattie che intaccano l’essere. La domanda d’avvio di questo libro dell’A.T. è lapidaria: “Quale valore ha tutta la fatica che affatica l’uomo sotto il sole?”. Nella tradizione giudaico-cristiana, in particolare, lavorare è tuttora il riflesso di una maledizione biblica… è il prodotto di  una condanna… è alienazione, è travaglio…La parola francese travail, il termine anglosassone labour, contengono in modo indissolubile questo significato di sforzo. Così lo spagnolo. Così il napoletano. Lo stesso termine ebraico “amal”, significa letteralmente “faticare”.




Amal/Amar. Anche se “Amal” e “Amare” hanno radici linguistiche lontane, formano un polarismo avvincente, cioè una coppia di estremi destinati a rappresentare due concezioni del mondo: Amal è il lavoro come sforzo, Amar (A-mors) è il lavoro come sogno, come assenza di sforzo.
L’economia è fatta da uomini che amano. Un uomo contempla il cielo.. si sta nutrendo di qualcosa di eterno… Questa è economia. La nostra Scuola crede che amare quello che  si fa e fare solo ciò che si ama sia diritto di nascita di ogni uomo, crede che chi ama, che chi sogna, non lavora e che chi lavora non può sognare. 
Bisogna trasformare il lavoro in “sogno”! Chi sogna ama, chi lavora non può amare… L’assenza di amore, la sofferenza, producono lavoro-fatica…
Chi ama quello che fa, chi sogna, anche se apparentemente sta lavorando per un’organizzazione, in realtà sta lavorando per sé, si sta integrando. Chi fa un lavoro senza amarlo sta lavorando per qualcun altro, si sta danneggiando. Quella che viene chiamata retribuzione è in verità un risarcimento danni per la degradazione fisica, emozionale e mentale prodotta da quella condizione di dipendenza.
Il clochard, in barbone, è l’uomo che vive in un limbo, emarginato in una zona dell’essere in cui non può né amare, né lavorare… Non può né appartenere al tempo né all’assenza di tempo. E’ un uomo che ha abbandonato il mondo del lavoro senza però riuscire ad entrare in quello del “sogno”. Sognare è l’azione di un uomo di responsabilità.. Soltanto i grandi guerrieri, i grandi condottieri, possedevano l’arte del sognare, la capacità di essere effortlessly dreamful.


La gente lavora con fatica ed anche gli uomini più ordinari fanno sforzi immani per tutta la vita. Altri cercano la guarigione di pochi attimi di integrità, di non-lavoro; e per questo attraversano oceani, scalano le montagne più arduo, perché non conoscono l'arte del sognare. Non sanno che sognare è il fare. Bisogna trasformare il lavoro in sogno. La positività e la felicità nel futuro dell'uomo si accompagneranno inevitabilmente ad una progressiva, inarrestabile, riduzione della sua attività di lavoro e ad un declino del lavoro-fatica.
Un'umanità più libera interiormente dalla paura, dal dubbio, da pensieri distruttivi e dalla miriade di emozioni negative che da sempre ne agitano l'animo, non potrà più accettare i ritmi, gli ambienti e la qualità del lavoro di una civiltà che ancora concepisce il lavoro come fatica ed iperattività, che per funzionare ha bisogno, e quindi educa, eserciti di alienati, legioni di fakiri capaci di sopportare, senza neppure più avvertirla, la indicibile dolorosità del dipendere. Le Scuole sono la propaggine fisica di questa psicologia. A sei, sette anni i bambini, come piccoli spartiati, sono inquadrati nell’esercito triste degli adulti.  Ed è osservabile la loro trasformazione. Il gusto del gioco, la freschezza delle impressioni, l’entusiasmo, l’adattabilità, il coraggio, vengono sostituiti giorno dopo giorno con l’apprendimento delle emozioni cosiddette umane: invidia, gelosia, rancore, ansietà, paura, il parlare eccessivo, il nascondersi e il mentire, e quelle deformazioni del viso che formano il repertorio di maschere per la loro espressione. L’ingabbiamento della libertà del bambino, la sua omologazione agli adulti, è un’operazione dolorosa. Si chiama educazione. Nelle scuole di ogni ordine e grado, in tutto il pianeta, i giovani sono esposti ad un unico messaggio educativo globale: l’insegnamento a dipendere. Fin da bambini ore ed ore in un banco per imparare a vivere da prigionieri, senza alcuna aspirazione alla libertà. Un training indispensabile per poter un giorno fare gli impiegati a vita, aggrappati alla ricchezza di altri, ed appartenere di diritto al club degli angosciati aziendali.
La dolorosità, come durante un lungo viaggio lo sferragliare del treno, poco a poco non la sentiamo più, finché diventa per noi tutt’uno con l’esistenza.  La sua presenza diventa una costante naturale, e per assurdo, rassicurante, al punto che abbandonare la dolorosità sarà per l’adulto un’impresa quasi impossibile. Paura e sofferenze sono ringhiere.  Guai a perderle!  E’ più difficile eliminare la più piccola paura dalla propria vita che scalare una montagna.
Occorrono scuole di libertà, di conoscenza di sé… scuole di integrità. La prima caratteristica di una scuola del futuro è quella di eliminare piuttosto che aggiungere. Eliminare vecchie strutture, stratificazioni di ignoranza, di concetti arruginiti, di idee obsolete; abbandonare preconcetti, falsi sentimenti, paure immaginarie ed ogni identificazione con il superficiale, con il mondo delle apparenze. Occorre una scuola che “ricordi”, una scuola con una memoria verticale che indichi la direzione per il “viaggio di ritorno”. Una Scuola del capovolgimento per l’eliminazione della vecchia educazione, per una rieducazione dell’uomo nel nome dell’essere.
"Ho sognato una Rivoluzione: ho sognato una Scuola che educhi una nuova generazione di leader capaci di armonizzare gli apparenti antagonismi di sempre: economia ed etica, azione e contemplazione, potere finanziario e amore"
Da "La Scuola degli Dei di Stefano D'Anna





sabato 8 ottobre 2016

"La School for Dreamers" di Vega Roze

Caro Sognatore e Cara Sognatrice,
in questo post un po' diverso dal solito, voglio raccontarti una storia bellissima, la storia di come il sogno di un uomo sopravvive alla sua stessa morte e di come, un messaggio profondo del cuore non abbia tempo né limiti. Trattasi del Sogno dello scrittore Stefano D'Anna, nel suo libro più conosciuto: "La Scuola degli Dei", Stefano lo esprimeva così:

"Ho sognato una rivoluzione individuale, capace di capovolgere i paradigmi mentali della vecchia umanità e liberarla per sempre dal dubbio, dalla paura e dal dolore".

Che ne dici? Niente male, vero? Chi di noi non desidera liberarsi per sempre dal dubbio, dalla paura e dal dolore? Mi risponderai: tutti! Tutti vogliono liberarsene! Anche io!
Bene, e della prima parte cosa mi dici? Sai cosa intendeva l'autore con l'espressione rivoluzione individuale? Nella profonda comprensione di questa frase c'è la chiave per risolvere ogni tuo conflitto interiore. La rivoluzione individuale inizia quando decidi di mettere in discussione te stesso a partire dalla tue convinzioni più profonde, è l'atto più coraggioso al quale potresti mai essere chiamato per sovvertire tutto quel che ti è stato insegnato e imparare a trovare, dentro di te, tutte le tue risposte.
La rivoluzione individuale è alla portata di tutti ma, solo pochi decidono di insorgere contro se stessi, e tanti sono coloro i quali abbandonano la scoperta interiore perché, coinvolti dalle loro paure, credono di non avere la forza di vincerle.
Per questo motivo, in tutte le epoche sono state create delle Scuole speciali, i cui gli studenti possano trovare il supporto necessario a chi sceglie di iniziare la propria rivoluzione.
La School for Dreamers sognata, voluta e creata da Stefano D'Anna e Francesca del Nero è una di queste scuole, una scuola di responsabilità, dove lo studente diventa la materia di studio, senza essere abbandonata a se stesso nei momenti più bui. Questa è proprio la caratteristica che differenzia la School for Dreamers da altre scuole presenti sul pianeta, certamente in lavoro interiore è sempre nelle mani di chi decide di intraprenderlo, ma in quest'epoca dove l'essere umano si sta isolando sempre più dai suoi simili, è importante trovare un gruppo sempre pronto a sostenerti e al quale tu stesso puoi portare il tuo contributo in ottica di condivisione, comprensione e integrità personali.
Due anni fa, Stefano D'Anna ha lasciato questo piano di realtà ma ha lasciato qui una grande squadra di persone che portano avanti il grande sogno di far conoscere al pianeta le infinite potenzialità racchiuse nell'essere umano, nella visione di questo nuovo paradigma dell'esistenza.
Che ne dici? Sei pronto per la tua Rivoluzione Individuale?
Se desideri comprendere meglio il lavoro di School for Dreamers, ti consiglio di guardare questo video:



                             Se invece vuoi conoscere la filosofia della Scuola leggi il libro: "La Scuola degli Dei" di Stefano D'Anna


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